Attacchi di panico: sintomi, rimedi e differenza rispetto all’ansia

Quali sintomi comportano e come distinguerli dall’ansia.

Cosa si intende per attacchi di panico

  • Come può confermare chiunque ne soffra (o ne abbia sofferto in passato), gli attacchi di panico sono una delle esperienze più spiacevoli e paralizzanti che si possano provare nel corso della vita.

    Ma cosa si intende esattamente con questa espressione? Secondo il  DSM (il Manuale Diagnostico Statistico utilizzato dalla stragrande maggioranza degli “addetti ai lavori”), un attacco di panico è “una sensazione improvvisa di paura e disagio, in genere preceduta da vertigini e stordimento, che raggiunge il picco massimo di intensità in pochi minuti, per poi scemare progressivamente”.

    Vediamo, quindi, in dettaglio come si manifestano gli attacchi di panico, quanto durano e quali sono i sintomi fisici e le conseguenze psicologiche riferiti con maggiore frequenza da pazienti e specialisti.

Come riconoscere un attacco di panico: durata e caratteristiche

  • ​​Un primo aspetto da sottolineare, a proposito degli attacchi di panico, è che si tratta di fenomeni dalla durata limitata, con un inizio ed una conclusione ben precisi e riconoscibili. In genere l’evento si sviluppa con rapidità, per terminare entro un lasso di tempo che, sebbene difficilmente superi i 20-30 minuti, viene percepito come esteso e dilatato da un’alta percentuale di individui coinvolti.​

    In alcuni casi – per fortuna piuttosto rari – l’attacco di panico può prolungarsi a causa di fattori esterni: ad esempio, per la difficoltà nel ricevere tempestivamente assistenza medica, oppure ancora per una reazione eccessiva ed inappropriata da parte di familiari, amici, colleghi, ecc..

Attacchi di panico: sintomi fisici e psicologici

  • ​Come riportato da numerosi soggetti che, in passato, hanno accusato uno o più attacchi di panico, gli episodi sono caratterizzati – e, spesso, amplificati – dalla sensazione di perdere il controllo sia del proprio corpo che della mente, dalla paura di subire gravi conseguenze e persino di morire.

    A livello fisico, è possibile sperimentare diversi sintomi, tra cui:

    • respiro affannoso;
    • sensazione di soffocamento;
    • tachicardia;
    • dolore al petto;
    • nausea e dolore allo stomaco;
    • vertigini;
    • tremore;
    • intorpidimento e/o formicolio alle mani;
    • brividi e/o vampate di calore;
    • sudorazione eccessiva.

    A livello psicologico, invece, si riscontrano:

    • forte ansia;
    • sensazione di disorientamento e confusione;
    • derealizzazione (distacco dalla realtà) e/o depersonalizzazione (distacco da se stessi);
    • paura di impazzire e perdere il controllo, specialmente in pubblico;
    • paura improvvisa di morire.

    Proprio per via delle sensazioni spiacevoli provate durante gli episodi, per di più percepite come improvvise e slegate da una possibile causa scatenante, i soggetti colpiti tendono a vivere e raccontare tali esperienze come terribili, angoscianti e fortemente debilitanti per corpo e mente.

    Alcuni individui riferiscono anche attacchi di panico notturni, che avvengono per lo più nelle fasi di sonno non-REM e poco prima del risveglio, in assenza di incubi o altri elementi che facciano da trigger. La sintomatologia è pressoché identica, ma ad essa si aggiunge il rischio di sviluppare disturbi del sonno, per il timore di addormentarsi ed andare incontro ad ulteriori episodi.​

Differenza tra attacco di panico ed ansia

  • ​Nonostante appartengano al medesimo compartimento – quello, appunto, dei disturbi d’ansia – è comunque utile fare una distinzione tra attacchi d’ansia ed attacchi di panico. Dunque, qual è la differenza più evidente? E cosa, invece, hanno in comune queste due problematiche?

    Partiamo da quest’ultimo punto: non esiste una demarcazione netta tra attacchi di ansia e attacchi di panico, anzi entrambi si collocano lungo la medesima linea retta. Tuttavia, possiamo rilevare alcune caratteristiche specifiche che contraddistinguono l’uno o l’altro disturbo: vediamo quali sono.

    L'attacco di ansia corrisponde ad un momento di forte ed improvvisa ansia, mentre l'attacco di panico costituisce il suo picco, dunque raggiunge la massima intensità e si concentra in un arco di tempo ancora più stretto, lasciandosi alle spalle significative conseguenze a livello psicologico (una su tutte: la paura di esporsi allo stimolo o alla situazione che ha dato vita all’episodio in questione).

    In altre parole, l’attacco d’ansia è una manifestazione in forma più severa del consueto dei cosiddetti “sintomi ansiosi”, che può perdurare anche per diverse ore di fila. A differenza dell’attacco di panico, che invece rappresenta l’episodio più estremo, durante il quale la persona prova un’angoscia immediata, annichilente, tanto da temere per la sua stessa incolumità.

    Al termine dell’evento, inoltre, è comune sentirsi fisicamente esausti e svuotati di ogni energia.

Quali sono le cause di un attacco di panico?

  • ​L’ansia può derivare da un ampio spettro di fattori: l’avvicinarsi di un evento stressante o minaccioso, ma anche fobie specifiche, esperienze traumatiche passate, patologie (es. problemi cardiaci, diabete, sindrome dell'intestino irritabile, asma, ecc.) o condizioni di carattere cronico (es. problemi alla tiroide, sindrome di astinenza da droghe, alcol, caffeina, farmaci o integratori, ecc.).

    Diversamente, gli episodi di panico possono verificarsi in maniera “improvvisa”, ossia senza una vera e propria causa identificabile dal soggetto stesso, per lo meno a livello consapevole.

    Tuttavia, è bene ribadire che nulla accade per caso.

    Difatti, tra gli elementi che contribuiscono allo sviluppo di attacchi di panico, occorre citare:

    • un vissuto traumatico, ossia essere stati esposti ad episodi violenti, tragici o comunque stressanti nell’infanzia e/o da adulti (es. crisi familiari, lutti, divorzi, separazioni, ecc.);
    • condizioni socio-economiche precarie;
    • condizioni croniche, specie se invalidanti;
    • malattie che mettono a rischio la vita stessa del paziente (o di una persona a lui vicina);
    • altri disturbi di salute mentale (es. depressione, disturbo bipolare, uso di droghe o alcol).

Come trattare gli attacchi di panico

  • ​Ad oggi vi sono diversi approcci per trattare gli attacchi di panico (o di ansia). Tuttavia, per intraprendere il percorso più indicato per il proprio caso, è necessario consultare uno specialista che sappia valutare quale terapia psicologica e/o farmacologica possa dare i risultati migliori.

    Le figure a cui rivolgersi sono lo psicoterapeuta, per fissare una prima seduta di orientamento e, in seguito, iniziare un programma che possa insegnare a gestire i pensieri negativi che, spesso, stanno all’origine dei disturbi d’ansia ed a venire a patti con eventuali episodi spiacevoli vissuti in passato.

    Tra le metodologie più efficaci, vi è certamente quella cognitivo-comportamentale, in quanto si concentra proprio sulla rielaborazione degli schemi disfunzionali di pensiero e comportamento, in modo tale che il paziente possa individuare nuove strategie per affrontare lo stress e le sue fobie.

    Nei casi più gravi, è utile coinvolgere anche il medico, precisamente lo psichiatra, per associare una cura farmacologica (in genere basata su antidepressivi e/o ansiolitici) alla psicoterapia.

    Infine, soprattutto per chi soffre di attacchi di panico notturni, un grande contributo arriva dalla disciplina dello yoga e dalle tecniche di respirazione e rilassamento, poiché favoriscono l’allontanamento di pensieri spiacevoli ed intrusivi e, quindi, la ripresa di un sonno naturale.

Come aiutare una persona che soffre di attacchi di panico?

  • ​A soffrire di attacchi di panico è una fetta piuttosto larga della popolazione, composta sia da adulti che da bambini e adolescenti e che, per giunta, è cresciuta a seguito del periodo di lockdown: basti pensare che, dal 2020 ad oggi, la percentuale di soggetti che accusano attacchi di ansia e/o di panico si attesta intorno al 10%. Dunque, come comportarsi se un familiare, un amico o una persona cara sta affrontando un momento difficile? E come intervenire durante un episodio?

    Ecco alcuni suggerimenti da tenere sempre a mente:

    • evitare toni drammatici o comportamenti apprensivi, per cercare invece di mantenere la calma e mostrarsi presenti, rassicuranti e pronti a dare il supporto necessario;
    • non amplificare, ma nemmeno sminuire, il problema: è importante lasciare che la persona parli apertamente delle proprie esperienze, senza sentirsi giudicata;
    • se gli episodi si verificano con una certa frequenza ed intensità, la soluzione migliore è invitare la persona in questione a rivolgersi ad un professionista della salute mentale;
    • durante un attacco di panico, evitare di trattenere o bloccare la persona colpita e adottare, invece, un tono di voce pacato, fermo e rassicurante fino allo scemare dei sintomi;
    • evitare, infine, frasi banali (come “calmati!”, “non è nulla!” o “ci sono passato anch’io!”) nel tentativo di incoraggiare l’altro: è molto più utile ricordare che si tratta soltanto di una fase passeggera e che le sensazioni sgradevoli termineranno entro pochi minuti.
Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2023-12-12
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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