Cos’è la gotta e quali sintomi comporta?

Cos’è la gotta, con quali sintomi si presenta e come curarla in modo efficace

Cos’è la gotta

  • ​La gotta è un disturbo metabolico derivante da un’eccessiva concentrazione a livello ematico di acido urico, il quale tende a depositarsi, sotto forma di cristalli, nei tessuti e nelle articolazioni, tanto da provocare infiammazioni, dolore, arrossamento e gonfiore in prossimità delle aree di accumulo. La zona più colpita è quella dell’alluce (non a caso, la patologia è nota volgarmente come “podagra”), sebbene i sintomi possano interessare anche le ginocchia, i gomiti, i polsi e le dita di mani e piedi.

Principali cause, incidenza e fattori di rischio

  • ​A causare l’infiammazione articolare (artrite) tipica della gotta è, per l’appunto, la presenza di acido urico nel sangue in quantità elevate rispetto alla norma.

    Ma cosa determina questo aumento della concentrazione?

    Generalmente l’acido urico in circolazione viene “prelevato” dal sangue per essere smaltito dai reni e, successivamente, espulso mediante la minzione. Tuttavia, nei casi di iperuricemia (ovvero quando la produzione di acido urico da parte dell’organismo risulta eccessiva), il procedimento descritto rischia di incepparsi, tanto da mettere fortemente a repentaglio la salute dell’individuo. Ciò è riconducibile a vari fattori:

    • malattie ereditarie;
    • tumori;
    • assunzione di alcuni farmaci;
    • insufficienza renale;
    • ipertensione arteriosa;
    • obesità;
    • abuso di alcolici.

    Per quanto riguarda la diffusione della malattia, invece, occorre ricordare che le prime testimonianze risalgono all’epoca della Grecia e della Roma Antica, quando era ancora associata alle classi più abbienti e alle abitudini scorrette di queste ultime.

    Oggi, tuttavia, sappiamo che la componente genetica incide in maniera ben più significativa di quanto non lo faccia uno stile di vita poco equilibrato.

    Attualmente, comunque, la gotta colpisce una percentuale che si aggira intorno allo 0,3% della popolazione europea e nordamericana, composta per lo più da soggetti di sesso maschile (95% circa del totale) e di età compresa tra i 30 e i 50 anni.

Gotta: i sintomi per riconoscerla

  • Una volta comprese le cause che possono portare allo sviluppo della gotta, passiamo all’analisi dei suoi sintomi più riconoscibili. Ovvero quelli che andrebbero considerati come dei veri e propri “campanelli d’allarme”, che dovrebbero indurre la persona a richiedere un consulto allo specialista di competenza (vale a dire il reumatologo).

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    Il sintomo principale è certamente il dolore articolare, che si manifesta in forma più intensa nelle prime 12-24 ore, per poi attenuarsi gradualmente. Solitamente localizzato nella zona dell’alluce, può coinvolgere anche altre articolazioni (come quelle ginocchia, delle caviglie, dei gomiti, dei polsi e delle dita della mano).

    Durante questi attacchi di artrite, la cui durata può variare da uno-due giorni a due-tre settimane, la zona colpita appare gonfia, arrossata, particolarmente sensibile al tatto e più calda del normale. Andando avanti nel tempo, i sintomi della gotta diventano sempre più intensi, persistenti ed invalidanti, limitando i movimenti ed ostacolando, quindi, lo svolgimento di numerose attività lavorative, familiari, ecc..

    Non solo: se non adeguatamente trattata, la patologia rischia di cronicizzarsi, portando ad un aggravamento dell’infiammazione e, di conseguenza, dei sintomi, che tendono a presentarsi sempre più frequentemente nell’arco dell’anno ed a scomparire in tempi più lunghi. 

    In ultimo, vi è il rischio di complicazioni e persino danni permanenti alle articolazioni. Ad esempio, tra i pazienti di vecchia data è piuttosto comune la formazione, in diverse zone del corpo (orecchie, mani, piedi), di noduli bianchi e dolorosi - detti tofi - al di sotto della pelle, nonché di calcoli renali.

Gotta o artrite reumatoide: qual è la diagnosi corretta?

  • Sia la gotta che l’artrite reumatoide si manifestano mediante l’infiammazione - ed il conseguente indolenzimento e/o gonfiore - delle articolazioni. Proprio a causa di questi sintomi, comuni ad entrambe le patologie, talvolta è difficile ottenere una diagnosi accurata, il che interferisce con l’efficacia del trattamento adottato.

    Per questo motivo, vogliamo spiegare nel dettaglio quali sono le differenze tra gotta ed artrite reumatoide. La prima è una malattia del metabolismo, la cui origine risale all’accumulo ed alla successiva cristallizzazione dell’acido urico nei tessuti e nelle articolazioni, che finiscono appunto per infiammarsi. Diversamente, nel caso dell’AR, si parla di “poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressiva dalla patogenesi autoimmunitaria”, la cui eziologia rimane ancora oggi sconosciuta.

    Dunque, in caso di infiammazione articolare, la scelta migliore è rivolgersi ad un reumatologo esperto, che sappia identificare le cause del problema, giungere ad una diagnosi corretta e supportare il paziente nel suo percorso terapeutico.

Come si cura la gotta?

  • ​Dopo aver analizzato le cause della gotta e i sintomi che la contraddistinguono, è il momento di prendere in considerazione i possibili rimedi - sia naturali che farmacologici - disponibili ai giorni nostri. Quali sono le soluzioni più efficaci?

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    Partiamo, innanzitutto, dall’alimentazione che, specie in soggetti particolarmente predisposti, può giocare un ruolo tutt’altro che marginale nell’insorgenza della malattia, nonché nella sua evoluzione. Seguire una dieta il più possibile bilanciata (ricca di frutta e verdura e, al contempo, povera di grassi) è di certo importante, ma non sufficiente.

    Difatti, per tenere sotto controllo la produzione di acido urico, è necessario limitare il consumo di cibi che contengono purine, in modo tale da regolarne il metabolismo.

    Classifichiamo, quindi, i diversi alimenti in base alla concentrazione di purine:

    • Alimenti ad alto contenuto di purine → Fegato, cervello, rognone, selvaggina, estratto di carne, alici, acciughe, sardine, sgombri, aringhe, cozze, animelle.
    • Alimenti a medio contenuto di purine → Carni bianche e rosse, pesce (ad eccezione delle tipologie già citate nel punto precedente), crostacei, salumi ed insaccati, legumi, asparagi, spinaci, cavolfiori, funghi, arachidi, prodotti integrali.
    • Alimenti a basso contenuto di purine → Latte e latticini, uova, verdure e ortaggi (tranne quelli menzionati qui sopra), frutta, pasta e cereali non integrali.

    ​Stile di vita ed esercizio fisico

    ​È innegabile che una dieta adeguata sia essenziale per la prevenzione ed il trattamento della gotta e dei suoi sintomi più invalidanti. È altrettanto vero, però, che non basta rinunciare ai cibi ad alto contenuto di purine e limitare quelli posti a metà classifica, soprattutto quando l’origine della malattia è legata anche ad altri fattori.

    Occorre, pertanto, una modifica radicale del proprio stile di vita, da effettuarsi in modo graduale, sotto la guida attenta del medico di base e di uno specialista in reumatologia, meglio ancora se affiancati da altre figure (tra cui, appunto, quella del dietologo).

    Ecco, quindi, alcuni suggerimenti da tenere a mente:

    • introdurre giornalmente nell’organismo una quantità sufficiente di acqua, allo scopo di prevenire la formazione di calcoli renali;
    • eliminare le bevande alcoliche (in particolare birra e liquori ad alta gradazione);
    • ridurre il consumo di fruttosio (uno zucchero presente soprattutto in alcune tipologie di frutta, tra cui banane, cachi, fichi e uva, ed in vari dolcificanti utilizzati per la produzione di dolci, marmellate, sciroppi e bibite edulcorate) 
    • eliminare o ridurre fortemente alimenti ad alto contenuto di grassi (ossia fritture, salumi, insaccati, formaggi molli e tuorli d’uovo, nonché varietà di frutta quali avocado, cocco, ecc.).

    ​Come curare la gotta e i suoi sintomi

    ​I trattamenti adottati per la cura della gotta contribuiscono, da un lato, a ridurre i sintomi derivanti dagli attacchi infiammatori acuti e, dall’altro, a normalizzare la produzione di acido urico ed a migliorare la funzionalità dei reni.

    Per prima cosa, occorre innanzitutto immobilizzare l’area interessata e mantenerla a riposo, ricorrendo anche all’applicazione di ghiaccio per attenuare dolore, gonfiore, arrossamento e sensazione di calore a livello locale. Come terapie farmacologiche, si utilizzano i classici FANS (antinfiammatori non steroidei) o, in alternativa e con particolare cautela per via degli effetti collaterali, la colchicina (un composto dotato di proprietà antinfiammatorie ed analgesiche, che favorisce l’espulsione dell’acido urico).

    Inoltre, per combattere l’iperuricemia, sono consigliati medicinali inibitori della sintesi di acido urico (allopurinolo) ed uricosurici (probenecid o sulfinpirazone), ovvero che ne favoriscono l’espulsione, da assumere solo al termine dell’attacco infiammatorio acuto. 

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2021-05-18
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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